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Sul Futuro dello sviluppo umano - Parte terza

Se nella puntata precedente s'è parlato del micro, del personale, vediamo il macro, il quadro generale. Immaginiamo ancora una società sparsa che è distribuita in borghi e borghetti, formati non di case abbarbicate le une sulle altre come un tempo ma di casetta sparse con un po' di terra intorno.

la socialità

Contrariamente a quanto possano immaginare molti stando sparsi si è MOLTO PIÙ SOCIALI. Esperienza personale lasciando la grande città per la montagna, in città si è sociali solo in una ristretta compagnia, ogni altro umano è un perfetto sconosciuto che manco si guarda in faccia, in compagnia poi si sta insieme per lo più solo per consumare, per una pizzata, per la palestra, per la visita al centro commerciale, … in zone sparse no, ci si saluta mediamente tutti, ci si frequenta perché c'è meno scelta e quelli con cui si va d'accordo han degli amici con cui si va meno d'accordo e poi c'è il vicino, e dobbiamo invitarli tutti per restar civli, … quindi si è più eterogenei, con idee più varie che si incontrano. Ci si vede molto a casa, specie nella buona stagione organizzando tavolate in giardino o sul terrazzo, perché c'è spazio ed esser molti, con ognuno che porta qualcosa e si fa a buffet, diventa facile, lavare i piatti tanto c'è la lavastoviglie e via discorrendo. Sperimentato in persona c'è minor consumo globale e maggior socialità.

I bambini e gli anziani sono contenti, gli adolescenti han qualche problema, sinché non han un mezzo per andar distante in autonomia, ma se c'è spazio c'è spazio per il modello campus alla Svedese (dal liceo), dove magari non si ha la camera ma il monolocale, senza mensa, così si impara a cucinare, anziché consumare e sprecare cibo pronto, si impara a far la spesa, a conservare gli alimenti, a lavare i panni, si diventa adulti, cosa che oggi avviene ben tardi e pure con fatica, male, ed è un problema sociale nel presente.

l'industria

Ci sono attività che sparse nel piccolo non tengono, ma sono sempre meno, resta la metallurgia, l'automotive, il navale, ma già aeronautica, armamenti, ricerca varia, non richiede grandi complessi con migliaia di persone, si resta sul centinaio come scala in un luogo fisico, quindi si possono fare distretti senza bisogno di arrivare a città vere e proprie, note per esser inferni dall'ILVA di Taranto alla Foxconn in Cina.

Non si creda che così muoia l'innovazione: è proprio nel grande managerializzato odierno che non c'è più innovazione ALCUNA ma solo ingegnerizzazione e roba di piccolo cabotaggio. Quel che resta di innovazione oggi è nel piccolo e nel medio. Un tempo, quando si innovava davvero, era nei grandi laboratori a finanziamento sostanzialmente pubblico, per ragioni di guerra fredda, e a conduzione tecnica, non manageriale, ma questi se ben li guardiamo li chiamiamo grandi, ma sono medi e piccoli sulle scale odierne.

la logistica

Questo è uno dei nodi complessi. La città densa è un problema per la logistica, non c'è spazio, ma è utile per la grande logistica, perché anche ad esser sparsi non siamo autonomi, serve comunque muovere merci a lungo raggio e muoverle da tanti posti verso pochi è più facile di farlo da tanti posti verso tanti. Questo nella società sparsa che immagino richiede un po' di hub, pochi, corrispondenti ai distretti che ancora servono, ma quei pochi ancora ci vogliono, soprattutto porti per il commercio marittimo che è oggi e non da oggi la forma principe di commercio a lungo raggio, e quindi dietro i porti una qualche forma di logistica adeguata.

Una rete di borghi può farlo, in effetti così è stato in vari momenti della storia, anche recente, con la Liguria industriale, ma senza spazi, che pure riusciva a destreggiarsi su tre porti avendo industria sparsa per tutto l'arco. Questo richiede progetto, pubblico, come lo richiede la scelta delle aree localmente stabili atte a costruire. Perché comunque sappiamo che vi saranno importanti rilocazioni e sappiamo che le strade non si spostano facilmente ma per ora ne abbiamo bisogno.

Il futuro punta all'aria e nonostante lo scetticismo dei più chi certe cose le sa si preoccupa non della eventuale possibilità o meno ma di come far accettare al popolino bove il fatto che si punti all'aria e si cominci a volare. Specie preoccupati per il fatto che contano d'aver i più bloccati in città con pochi ricchi e qualche ribelle che vanno e vengono da fuori, i soli che senza incentivi han implementato il New Deal. Ad oggi molti pensano che ci vogliano mari di energia per volare, ma non è così. Un aereo ad elica a 4 posti consuma quanto un'auto se non meno, e se ha vincoli di decollo ed atterraggio (serve una pista, anche se magari d'erba) ha performance decisamente maggiori di un'auto. Un elicottero, ovvero un eVTOL consuma molto di più, ma non così follemente. Parliamo di "3km/l" se vogliamo far un conto equivalente.

conclusione

Sono BEN SERIO nel dire che un mondo di borghi sparsi di casette sparse è fattibile oggi, con ciò che oggi abbiamo, può scalare, funzionare, esser resiliente ed evolvere. Come sono ben serio nel dire che l'obiettivo delle classi dirigenti è questo solo per pochi, allevando intensivamente i più in moderne città prigioni senza bisogno di sbarre, per impossibilità di movimento autonomo. Non è "complottismo", è dichiarato nero su bianco dai report WEF alla New Urban Agenda sino alla pubblicità della mobilità aerea "urbana" che mostra molto il modello del gentiluomo novecentesco con l'auto che passa tra i campi a guardare i lavoratori a piedi sino ai test pubblici che mostrano ben una vita sparsa dove l'esser sparsi unito agli eVTOL crea "la città moderna", a bassa densità nella natura, non già il bosco verticale che fa acqua da tutte le parti.

Suggerisco di ripartire dal quadro generale introduttivo e ripassare la discussione sulla casa per vedere l'insieme ancora una volta e poi riflettere in persona, cercando di superare il pregiudizio dell'abitudine e ragionando da se per completare il quadro un passo alla volta.