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Sul Futuro dello sviluppo umano - Parte seconda

Sulla casa ci sarebbe molto da dire, e farò magari altri pezzi di approfondimento, ma di base partirei con cosa vogliamo dalla casa, vogliamo un appartamento-dormitorio perché viviamo fuori nella città dei servizi a pagamento anche per respirare? Vogliamo la casa+ufficio energeticamente semi-autonoma e resiliente? Questo perché sappiamo che in un mondo che cambia, ovvero in un periodo di crisi, i servizi sono per forza di cose sempre meno affidabili. Del resto il cambiamento sociale è ben visibile a tutti, quello climatico poco importa se si pensa dovuto ad azioni antropiche o a cicli naturali è evidente a chiunque non si metta fette di salame sugli occhi. Quindi, come vogliamo questa casa del futuro possibile? Racconto l'esperienza personale da ex cittadino di grande urbe deurbanizzato sulle Alpi, grazie al telelavoro (perché non sono un hippy o un prepper eremita).

l'economia

Ho costruito a nuovo oramai un po' più di 6 anni fa, considerando la scelta di deurbanizzare ed il come farlo sul piano razionale, ingegneristico. Tra le cose scelte c'è un piccolo fotovoltaico domestico (5kWp/8kWh LFP), una cucina Lohberger Varioline LC-80 ZR con produzione di acqua calda, un cumulo idrico 3000l da solare termico (assente) del brico, acqua calda sanitaria Daikin/Rotex M2O EKHHP. C'è anche un riscaldamento principale aria-acqua ed un'altra stufa, in seguito ho modificato il sistema, ma ciò non è rilevante. Il punto è che con gli strumenti citati, le cui specifiche sono pubbliche per chi volesse approfondire da se, posso scaldare una casa non proprio piccola (200m² su due piani) con potenze elettriche da 1kW il grosso dell'anno, 4kW quando fa freddo davvero, un picco registrato una volta sola di 6kW per alcune ore a fine gennaio 2019 con -24.8℃ di minima.

Qualche casa simile dal vicinato scalda con 44kW termici a pellet una, a gasolio mi pare sui 30kW un'altra… Lo scopo del racconto è mostrare da un lato che possiamo fare case decisamente economiche rispetto alle tradizionali, cosa necessaria per poter convergere ad elettrico, che sono economiche anche in denaro (in grosso 300€/anno per scaldare contro 3000), dall'altro al di là della apparente complessità gli impianti sono semplici, gestibili e semi-ridondanti quanto basta per esser resilienti.

La casa può ripagarsi? No, solo alla vendita, ma la casa serve comunque quindi il conto è se costa più o meno di una tradizionale in acquisto al m² (si, di poco) e se costa più o meno viverci (molto meno). La casa nuova se progettata con ratio economicamente tiene.

la resilienza

Il sistema originale, due pompe di calore aria-acqua, una per l'acqua calda sanitaria, l'altra per il riscaldamento, entrambe in grado di scaldare il cumulo da 3000l a ~45℃, con d'emergenza la stufa che scalda entrambi i cumuli (AcS e riscaldamento) e la casa direttamente. Una seconda stufa per il salotto (estetica) che basta a scaldar la casa intera ma non scalda l'acqua, per questo non l'ho citata e per un motivo che spiegherò in fondo la cito ora.

Ebbene un giorno ho simulato l'emergenza. Ho staccato il contatore elettrico appena svegliato un giorno di gennaio, non il più freddo ma comunque con -11℃ al mattino con previsione di sole-e-nuvole. La casa era a 19℃ alle 6.30, alle 10 quando il sole ha cominciato a scaldare era scesa a 18℃, a mezzogiorno era a 22℃ scaldata solo dal sole. Il f.v. ha fatto il suo, facendomi fare una lavatrice, cucinare, la doccia ovviamente era su acqua già calda del Daikin (300l bastano per una famiglia di 2 persone per un giorno senza energia extra). Entro le 13.30 avevo i 300+3000l a 45℃. Alle 18 il cumulo aveva iniziato a scendere, ho acceso la stufa e l'ho tenuta calma con -8℃ fuori, sino alle 23. Poi sono rimasto su batteria, con la ventilazione in modalità passiva forzata. Mi sono svegliato il giorno dopo con il 15% di batteria, 19℃ al primo piano, 17℃ al piano terra (evidentemente la VMC al minimo in modalità forzata non lavora bene). Ho aspettato il sole che e quando la batteria s'è ricaricata (alle 10.20) ho riattaccato la luce.

Se si guasta l'AcS basta far circolare acqua dal cumulo del riscaldamento per aver acqua calda, se si guasta la PdC da riscaldamento quella dell'AcS può fare un po', se non fa troppo freddo, la legna fa il resto, se si guasta il sistema f.v. l'elettricità di rete e/o il generatore e/o la debole funzione V2L dell'auto possono darmi energia. In altri termini c'è una certa quantità d'impianti parzialmente ridondanti, semplici, gestibili anche in proprio, che garantiscono resilienza. Serve in caso di disastri, non è denaro sprecato nell'ordinaria amministrazione e rendendo meno urgente ogni emergenza si abbassano i costi sociali di preparare rapide risposte ad ogni emergenza, che il Cittadino magari non vede, ma che ci sono e che sono un vincolo anche all'evoluzione non potendo prevedere lavori che implicano lunghe interruzioni.

lo scopo dell'esempio

Questo piccolo racconto per dire che una casa nuova consuma poco, non arriva ad esser autonoma in zone fredde, lo può fare comunque in zone dove d'inverno non si va sotto i +4℃ di minima se non per poche ore, diciamo una media giornaliera sui 6℃ e dove non serva raffrescare attivamente di notte per più di qualche ora, ovvero una larga parte dell'Italia, abbastanza poco da poter convergere su scala ad elettrico perché il consumo totale non sarebbe tale da mandare in crisi la generazione ed il dispacciamento di rete. In altri termini tutti in casette moderne, 100% elettriche, è possibile oggi, con quel che oggi abbiamo, va bene al singolo che ha le terga parate e sta comodo, va bene alla società che evolve e può continuare a farlo.

Lo spazio di una casa poi permette d'aver scorte di cibo significative, un mese o due in condizioni di comfort ordinario, ben di più in condizioni d'emergenza. Ai più suonerà molto con qualcosa da prepper fascistoidi USA, ma se solo guardiamo intorno, il governo Svizzero se ne preoccupa normalmente, come ci si preoccupa normalmente di aver acquedotti che in emergenza possano sperabilmente ripristinare il servizio in qualche ora, reti elettriche in qualche minuto ecc e questo costa un fracco alla società, anche se il Cittadino non lo vede salvo quando si guasta l'ascensore in condomino o la metro si ferma. La resilienza domestica rende possibile un notevole risparmio di scala.

l'effetto sui consumi

Vivendo in un immobile nuovo, con del f.v. controllo e regolo i consumi perché è economicamente conveniente e in parte banale (lo sarebbe molto di più se vi fossero strumenti pensati per questo), vivendo in una zona sparsa (Alpi di Alta Provenza) non faccio la spesa tutti i giorni, non compro affettati sotto plastica, lattine monobicchiere ecc ovvero consumo ben meno imballi e la qualità non ne risente, anzi, si mangia meno cibo pronto spazzatura. Allo stesso modo il telelavoro rende i dispositivi mobili, i vari smart-devices spioni e dalla vita corta, qualcosa di scarso interesse, si sta su postazioni fisse confortevoli la cui durata di vita media è 8-10 anni comodi se non si fanno lavori che richiedano chissà quali potenze di calcolo, e si aggiornano un pezzo alla volta non buttando via la crosta saldata in plastica ogni volta. Di nuovo si consuma meno. Si esce per andar nella natura anziché al centro commerciale, si fanno pranzi e cene tra amici e vicini al posto del ristorante, c'è miglior socialità e minor spreco. Al contrario di quanto narra certa propaganda.

l'effetto nel lungo periodo

La casa "del new deal" in ossatura legno è in larga parte rinnovabile, dovrebbe durare senza problemi per 50 anni, gli impianti dovrebbero durare 15 anni normalmente, 20+ se convenisse tenerli. Il legno non inquina, il vetro si ricicla, c'è un po' di plastica come in ogni immobile, ma saranno qualche centinaio di kg per immobile, solo con l'economia di imballaggi si fa ben meno plastica che vivere in città.

Gli acquedottini sparsi non alterano granché il locale ciclo dell'acqua, a differenza delle città che richiedono enormi quantità d'acqua da canalizzare da svariati bacini distanti e rigettano enormi masse di inquinanti, ben sappiamo dalla tossicologia che il veleno non è la molecola, ma la concentrazione. Poche molecole di cianuro non fan nulla, poco ossigeno e moriamo, troppo e moriamo soffrendo anche di più. Il suolo poi non si consuma "occupandolo" ma "impermeabilizzandolo" ovvero soffocando l'humus nel terreno che senza diventa sabbia, deserto. Le piccole case e le strade leggere non impermeabilizzano che ben poco perché il grosso "sotto" è ventilato, sono i grandi edifici che richiedendo imponenti fondazioni, al di là dei recentemente esplosi problemi di subsidenza1 han bisogno di poggiare su roccia e sono fasciati da distese di asfalto per chilometri.

Di nuovo, contrariamente alla propaganda interessata di chi vuole moderne Fordlandia con analoghi obiettivi distopici, la vita sparsa e moderna è possibile su scala ed è assai meno impattante per la natura.

il passaggio possibile

Un 110% di deurbanizzazione cedendo allo Stato immobili urbani, costruendo a spese pubbliche in cambio una casa di dimensione equivalente senza costi per il privato eccetto per il terreno e se la vuol più grande per l'eccedenza, sarebbe da molti additato come misura per i ricchi, ma è la via per aprire la strada alla deurbanizzazione, poiché i soli che possono inizialmente lasciare la città sono telelavoratori e anziani ancora arzilli, persone che tipicamente rifarebbero la seconda casa trasformandola in prima o lavoratori che si erano inizialmente trasferiti in grandi metropoli e che tornano ai paeselli d'origine lavorando da casa. Pochi, classe media e medio alta, ma abbastanza per aprir la via ad una nuova coorte per i servizi necessari alla prima. Questa nuova coorte apre la via ad un'altra ancora, evitando il fenomeno 110% di saturazione dell'offerta con cantieri infiniti ed al contempo creando un decennio o due di crescita. Ecco lo schema che immagino e vedo realistico. Altrimenti gli articoli di stampa e gli studi sui costi "delle ristrutturazioni green" (soldi sprecati, al netto dei risultati ottenibili) li conosciamo.

Segue la III parte, sulla società e se serve l'il quadro generale introduttivo.