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lavori inutili, prestigio e impegno

Spinto da alcune riflessioni sulle smart-cities ho ripensato alle ragioni per cui nella storia tante civiltà han costruito palazzi principeschi di fatto senza scopo pratico apparente, monumenti che han richiesto sforzi epocali, anche loro senza alcuno scopo pratico. A ben pensarci, sul pratico, han lo stesso effetto delle smart cities, tengono impegnati un mare di persone, consumano un mare di risorse, chi ci lavora si impegna, fatica, ci crede, non riesce in media a capire che sta realizzando l'equivalente del keynesiano "scava una buca oggi, riempila domani, riscavala dopodomani" in loop e spesso non ha scelta per vivere.

Ripensando allo storico pezzo del MIT sul tempo di lavoro nella storia ho concluso che in ogni epoca vi sono momenti in cui serve molto lavoro, ma tantissimi altri in cui non c'è granché da fare e se la gente si siede farla rialzare è dura. Inoltre se la gente si siede pensa, e pensare porta a considerazioni sulla classe dirigente, ovvero opprimente, che a quest'ultima certo non son gradite. Si vuol la rivoluzione sinché non si è in cima alla piramide, poi si vuol la stabilità per garantirsi la posizione ottenuta.

Da qui gli scopi pratici elicitati:

  • tener impiegati i più in attività che sono solo fatica per la bassa forza, profitto di varia natura nel resto della piramide sociale, senza dar davvero potere perché comunque il profitto resta sotto il sovrano, legato al suo sistema, i ricchi intermedi son comunque schiavi;
  • creare "un legame sociale" tra la bassa forza con cui ci si assicura l'obbedienza quando marca male almeno a livello di "reazioni di base";
  • sorvegliare cosa accade essendo gli architetti del sistema, del tutto che impegna i più, mentre ai margini restano solo le attività essenziali e la gente resta attiva, quindi pronta a reagire a comando anziché sedersi.

È un'arma con dei difetti, impiantar rituali spesso ha portato nella storia a sconfitte militari per la mera adesione al rituale idiota da parte dei più, in cui davvero s'è incuneato nella mente, come i maniaci dei tatuaggi, dei piercing, i convinti dell'aria condizionata che fa male ecc ma funziona nella larga parte dei casi con la nota importante che la smart city consuma risorse immense, vive aliena, distaccata mentalmente, nella virtualità della finanza, sopra un mondo che impoverisce sempre più. I suoi abitanti sono di fatto "neoproletari" costretti col meccanismo economico, i punteggi sociali ecc all'obbedienza, lasciando chi davvero comanda fuori dalla vista degli schiavi "è l'economia che l'impone, è dio che l'impone, mica io dittatore" ma consumando il mondo fisico sopra cui esiste è di fatto autofaga ed essendo incapace di evolvere può solo che morire.

Qualcuno direbbe che ciò è "un male necessario" per garantire il benessere dell'umanità pro-tempore "il meglio che sappiamo fare", ma questa è la narrazione di ogni classe dirigente nella storia una volta consolidato il potere, pur sapendo che comunque non durerà in eterno. È la speranza del pastore che sa pasturare le greggi, ma solo quello, non sa come queste nascono, crescono, fan latte, lana, … La realtà è che la finanza vive nelle grandi città e non può vivere altrove, ha bisogno del carosello pseudo-keynesiano che la città impone ma non è in grado di sostenerlo che per poco tempo.

L'altra via è quella che in effetti l'umanità del suo complesso segue dall'alba dei tempi: progredire tecnologicamente, per imparare a far di più con meno. Oggi il progresso rende necessario uscire dalla città, non possiamo né rifare su scala le città per i bisogni correnti né adattare nel tempo le città esistenti o delle nuove ipotetiche. Dai mainframe ai cluster, dalle mega-navi alle tante piccole e via dicendo abbiamo imparato che sappiamo far bene tante piccole cose in serie, ma non siamo in grado di farne poche grandi.

Quindi lo schema pseudokeynesiano oggi sfocia in guerra, come già fece al tempo di Keynes, ma comunque non lascia spazio per un futuro urbano, il modello finanziario non ha futuro. Il modello ideologico manco, provato e lasciato con gli -ismi novecenteschi, resta quello tecnologico, non una novità, a fine '800 sappiamo a cosa portò, ma sappiamo anche che è l'unica costante nella storia umana. La stabilità della ricchezza unita alla necessità e possibilità di cambiare. La sintesi che oggi possiamo avere vivendo sparsi sul territorio in piccoli immobili, creando "cluster" di PMI al posto di pochi giganti. Essendo questo ciò che può funzionare in un modo o nell'altro questo emergerà, si tratta di vedere se la classe opprimente troverà il modo di rigirarlo contro il grosso dell'umanità o meno e se la guerra che verrà sarà così distruttiva da farci tornar indietro di secoli o meno.